EXTREMA RATIO are not orthodox, they are heterogeneous and dissident, they do not unfold by tame codes but by collisions and frictions, attractions and repulsions, lacerations and sutures in an inexhaustible challenge towards the impossible.
They refuse the representation of objects intending to express concepts between omens of the abyss, absolute tension and aspiration to elsewhere, they feed the oblique charm of the hybrid, of the unclassifiable where the style, in a mosaic of clots, make them a parameter and not an epigone. They tear up the rules to cut off the gordian knot of intuition along a path that reveals itself through relationships of possibilities between hidden and evident fragments, exasperating the conflict between authenticity and dissimulation with an almost suicidal audacity. They are a non-idiomatic intersection point, a crucible where the depths of signifier get invented, collide and establish new osmotic relationships experimenting solutions and stimulating evocations. It is unthinkable to mediate them and define concatenations to force them into a monumental place or push them into an explicit area; as a composite and changeable organism they don’t lend themselves to any definitions and they are completely independent of a spatial and temporal transcription, they are not affirmative, but doubtful.
Through the incubation and agitation of the stylistic means and of the expressive elements, the symptoms of an interest in the actions that dismember and cut, shatter and multiply the elements, they look for the insoluble and uncertain, trauma and therapy, the autoptic and the metaphysical, investigate ostension and mystery, the liturgy and iconoclasm, damnation and atonement to sublimate them in the springy elegy of the anxious opposites, in the dazzling apology of the totalizing immersion. Solve et coagula is the alchemical apophtegm of the dialogic interpenetration of their inspiration.
The vital moment, proceeding by dissonances and counterpoints, definitively breaks the order and configuration, it breaks up to disorientate, eradicates and atomizes itself in an unresolved and formless condition: the ambition is to communicate a feeling, devitalize iconic impact to forge the extrusion of his sign, translating the gesture into matter to make the physicality flow that impregnates them in the magnetic testimony of acting.
Avoiding the sliced mask to transfigure and disguise themselves, they summarize the darkness in the light with the sharp and lethal scratch of the exterminating angel: they do not aspire to separate them, but to highlight their strength of expansion and fertilization.
The dissipating figures, the quivering gestures and the visceral ruins, the torments and alarms, the anxieties and the sweetnesses express the mutiny in front of the sordid dictatorship of the present day and the travail of an urgency that wants to free itself overcoming every limit, to become "subversive" enlightenment whose militant charge will explode in splinters and wounds, contradictions and metamorphoses, yearning and harmony, in the density of a non-virtual revolt.
Cretti and combustions, multiple light, drizzling dripping, gashes and spatial concepts to make free the search for infinity; unique forms of the continuity of space, ready-made
and viennese actionism aktion, the hypostasis of an atonal and ardent, performative, cathartic and above all antagonistic collapse.
Indifferent to a canon, they demolish the restrictions to design an arena of immediacy and simultaneity, contemplation and action, displacement and sabotage where magmatic turbines and spasmodic prefigurations blaze in the inexhaustible cyclical change from heuristic instrument to assault machine.
EXTREMA RATIO extremizing the extreme will not be plagiarism but revolution, they will be convulsive or they will not be!
EXTREMA RATIO non é ortodosso, é eterogeneo e dissidente, non si dispiega per codici ammansiti ma per collisioni e frizioni, attrazioni e repulsioni, lacerazioni e suture in un’inesausta sfida verso l’impossibile.
Rifiuta la rappresentazione di oggetti intendendo esprimere concetti tra presagi d’abisso, tensione d’assoluto e aspirazione all’altrove, alimenta il fascino obliquo dell'ibrido, dell'inclassificabile dove lo stile, in un mosaico di coaguli, fa di lui un parametro e non un epigono.
Straccia le norme per recidere il nodo gordiano dell’intuizione lungo un percorso che si svela per rapporti di possibilità tra frammenti nascosti e palesi esasperando, con un’audacia quasi suicida, il conflitto tra autenticità e dissimulazione. E' un punto di intersezione non idiomatico, un crogiolo dove le profondità del significante si inventano, si scontrano e istituiscono nuove relazioni osmotiche sperimentando soluzioni e stimolando evocazioni. Impensabile mediarlo e definire concatenazioni per costringerlo in un luogo monumentale o spingerlo in un area esplicitata; da organismo composito e mutevole non si presta a definizioni ed é del tutto indipendente da una trascrizione spaziale e temporale, non é affermativo, ma dubitativo.
Attraverso l'incubazione e l’agitazione dei mezzi stilistici e degli elementi espressivi, i sintomi di un interesse per le azioni che smembrano e tagliano, frantumano e moltiplicano gli elementi, cerca l'insolubile e l'incerto, il trauma e la terapia, l’autoptico e il metafisico, indaga l’ostensione e il mistero, la liturgia e l’iconoclastia, la dannazione e l’espiazione per sublimarli nell’elegia sorgiva degli opposti trepidanti, nell’apologia abbagliante dell’immersivo totalizzante. Solve et coagula é l’apoftegma alchemico della compenetrazione dialogica della sua ispirazione.
Il momento vitale, procedendo per dissonanze e contrappunti rompe definitivamente l'ordine e la configurazione, disgrega per disorientare, si sradica e atomizza in una condizione non risolta e informe: l'ambizione é di comunicare un sentire, devitalizzarne l'impatto iconico per forgiare l’estrusione del suo segno, traslare il gesto nella materia per far sgorgare la fisicità che lo impregna nella testimonianza magnetica dell’agire.
Evitando la maschera affettata per trasfigurare e trasfigurarsi riassume, con il graffio affilato e letale dell’angelo sterminatore, le tenebre alla luce: non aspira a separarle, ma a evidenziarne la forza di espansione e di fecondazione.
Le figure dissipanti, i gesti frementi e le viscerali rovine, i tormenti e gli allarmi, le angosce e le dolcezze esprimono l’ammutinamento di fronte alla sordida dittatura dell’attualità e il travaglio di un’urgenza che vuole affrancarsi superando ogni limite, per diventare illuminazione "sovversiva" la cui carica militante esploderà in schegge e ferite, contraddizioni e metamorfosi, struggimento e armonia, nella densità di una rivolta non virtuale.
Cretti e combustioni, luce plurima, dripping grondante, squarci e concetti spaziali per liberare la ricerca dell’infinito; forme uniche della continuità dello spazio, ready-made e aktion azioniste l’ipostasi di un collasso atonale e ardente, performativo, catartico e soprattutto antagonistico.
Indifferente ad un canone, né demolisce le restrizioni per progettare un'arena di immediatezza e di simultaneità, contemplazione ed azione, spiazzamento e sabotaggio dove turbini magmatici e prefigurazioni spasmodiche avvampano nell’inesauribile ciclica mutazione da strumento euristico a macchina d'assalto.
EXTREMA RATIO forsennando il soggettile non sarà plagio ma rivoluzione, sarà convulsivo o non sarà!